Don Alberione e l’Eucarestia

Beato don G. Alberione
«IN GESÙ-OSTIA, LUCE, ALIMENTO, CONFORTO…»

Don Alberione e l’Eucaristia

31DICEMBRE 1900: una data decisiva per tutta la Famiglia Paolina. E’ la notte di passaggio da un secolo all’altro che segna la nascita della Famiglia. Don Alberione è lì, nel Duomo di Alba, in adorazione. Dinanzi al Tabernacolo, proprio là dove tante volte si era fermato a pregare. E’ l’ora della luce: «Una particolare luce venne dall’Ostia, una maggior comprensione dell’invito di Gesù “Venite a me tutti”». E’ lì che si sente profondamente obbligato “a fare qualcosa per il Signore e gli uomini del nuovo secolo con cui sarebbe vissuto”.

Sente la sua nullità, ma non è scoraggiato perché capisce che in Gesù Eucaristia troverà “luce, alimento, conforto, vittoria sul male”.

“La vita paolina è nata dal Tabernacolo – affermerà in seguito – Tutto nasce come da fonte vitale dal Maestro Eucaristico. Così è nata dal Tabernacolo la Famiglia Paolina, così si alimenta, così vive, così opera, così si santifica: un unico spirito: vivere Gesù Cristo e servire la Chiesa”. E ancora: “La nostra pietà è in primo luogo eucaristica. Dalla Messa, dalla Comunione, dalla Visita Eucaristica, tutto: santità e apostolato. Dal Tabernacolo tutto, senza il Tabernacolo nulla”.

Parlare qui della devozione di Don Alberione all’Eucaristia in poche righe certamente non è cosa facile. Perciò ci limiteremo a qualche spunto di riflessione.

L’essere “padre spirituale” per il fondatore consisteva nell’iniziare sempre allo stesso modo la giornata. Dal dono di vedere la luce in un nuovo giorno al dono di celebrare l’Eucaristia. Il suo primo appuntamento per oltre sessanta anni. “Ogni mattina i suoi figli in spirito attorno all’altare, vicinissimi al Calice per ricordare e parlare a Gesù di ciascuno chiedendo per tutti il Paradiso, la santificazione interiore, lo spirito di preghiera, l’osservanza dei voti, la pace e la letizia spirituale, l’assistenza della Madonna, e… tutto quanto desiderano i loro cuori”.

L’amore autentico è comunicativo. Ecco perché egli scrive: “La Messa è il Sacrificio di Gesù Cristo che offre di nuovo se stesso come uomo-Dio in adorazione, lode e ringraziamento, soddisfa per i peccati e impetra le grazie. Purifica ed ottiene tutto ed è anche Sacrificio dell’Umanità”.

Particolarmente ricche di “spessore” spirituale le pagine alberioniane sull’Eucaristia nella vita del sacerdote. E proprio riflettendo sulla sua vita sacerdotale dinanzi al Tabernacolo egli scriverà nel suo diario spirituale: “Il mio ministero fu troppo azione, insufficiente in preghiera. Presunsi di me, non temetti i pericoli. Spesso ero io da correggere, anziché gli altri. Più semplicità, meno astuzia. Più le anime che l’organizzazione”. Solo una grande anima poteva acquisire coscienza di ciò.

Se nel cristiano – scrive Alberione – vi è oltre l’organismo umano, anche un organismo spirituale, questo pure deve essere alimentato, e l’alimento suo è l’Eucaristia”.

Le parole “Davvero tu sei un Dio nascosto” lo hanno sempre colpito profondamente e ciò lo confida soprattutto alle “suore dell’Eucaristia”: le Pie Discepole del Divin Maestro, da lui fondate proprio perché nella Chiesa “ci sia una Famiglia religiosa che conosca, non solo, il Maestro, ma che lo ami con dedizione e devozione completa, che lo onori e che porti anime ed anime al Tabernacolo”.

“L’Eucaristia – scrive ancora il Fondatore – è il più grande dei miracoli, quello che supera e contiene qualche elemento della creazione stessa del mondo, dell’Incarnazione del Signore, della redenzione dell’universo, della glorificazione e della resurrezione finale”. E con un’immagine efficace e suggestiva introdusse una meditazione sulla vita eucaristica alle Figlie di San Paolo, negli Stati Uniti, nel 1946: “L’uccello ha due ali per volare, l’aeroplano ha due ali per volare, noi per vivere abbiamo bisogno di respirare l’aria ossigenata e di espirare l’aria viziata. Anche la nostra vita spirituale ha bisogno di due ali: diffidenza di noi e confidenza in Dio. La diffidenza si esercita con la Confessione e la confidenza con l’adorazione all’Eucaristia”.

Questo è stato Don Giacomo Alberione: un’anima radicalmente “eucaristica”, che ha attinto a questa fonte per tutta la sua esistenza. Ed ha invitato i suoi figli a fare lo stesso. E questa è la santità a cui aspirava il Fondatore: essere con Cristo, in Dio. Per sempre! (Romcar).

da: Coop.Paolino