Il Primo Maestro

 (Imsa Siate Perfetti gennaio 1972)
Don G. Amorth con don Alberione

Il Signore l’ha chiamato alle 18,25 di venerdì, 26 novembre (1971).  Poco prima il S.Padre (Paolo VI) era venuto a fargli e a impartirgli personalmente la benedizione apostolica.
La sua vita è stata lunga e intensissima. Mi limito qui a riassumerne le tappe principali: sono dei dati freddi, ma eloquenti; ci danno un’idea delle realizzazioni esterne, ma voi sapete aggiungervi l’amore che le ha accompagnate.

Una vita per Cristo e per le anime

Nato a S. Lorenzo di Fossano (Cuneo) il 4 aprile 1884, da famiglia contadina, fu battezzato il giorno dopo e gli fu dato il nome di Giacomo. A sette anni disse per :la prima volta con fermezza: «lo mi farò prete ». Nel 1896 entrò nel seminario minore di Bra, e nel 1900 nel seminario di Alba.

« La notte che divise i due secoli fu decisiva per la mia specifica missione… Mi sentii profondamente obbligato a prepararmi per fare qualcosa per il Si­gnore e per gli uomini del nuovo secolo con cui io sarei vissuto. Ebbi senso abbastanza chiaro dalla mia nullità; ed insieme sentii: « Sono con voi fino alla consumazione dei secoli » nell’Eucarestia; e che in Gesù Ostia potevo avere luce, alimento, conforto, vittoria sul male. Vagando can la mente nel futuro, mi parve che nel nuovo secolo anime generose avreb­bero sentito quello che io sentivo… La preghiera durò quattro ore dopo la Messa solenne, perché il secolo nascesse in Cristo Eucarestia; che nuovi apostoli risa­nassero le leggi, la scuola, la letteratura, la stampa, i costumi; che la Chiesa avesse un nuovo slancio missionario, che fossero bene usati i nuovi mezzi di apostolato, che la società accogliesse i grandi insegnamenti delle encicliche… specialmente riguardanti le questioni sociali e la libertà della Chiesa ».

Nel 1902 indossò l’abito clericale e nel 1907 fu ordinato sacerdote. L’anno seguente si laureò in teologia a Genova, e fu nominato direttore spirituale  del seminario di Alba, oltre che professore nello stesso seminario. Nel 1913 gli fu affidata la direzione della Gazzetta d’Alba, il settimanale diocesano.

Poi inizia il periodo delle fondazioni:

1914 – Pia Società S. Paolo (20 agosto)
1915 – Figlie di S. Paolo
1917 – Cooperatori Paolini
1925 – Pie Discepole del D.M.
1938 – Suore Pastorelle
1953 – Suore Apostoline
1958 – Istituto Gesù Sacerdote
1958 – Istituto S. Gabriele Arcangelo
1958 – Istituto Maria SS. Annunziata

don Alberione con una Annunziatina

Negli ultimi anni il Signore ce lo conservava in vita perché ci arricchisse con la sua preghiera inces­sante e le sue tremende sofferenze, sopportate senza mai lamentarsi; forse le desiderava, perché l’unica sua reazione nei momenti più acuti di dolore si esprimeva in un ringraziamento: « Deo gratias ».
Andavamo a salutarlo, a dirgli qualcosa, a ricevere il suo incoraggiamento e la sua benedizione: era poco, se si pensa alla sua passata intensissima attività; ma era per noi tanto. Si usciva edificati ogni volta che veniva, con grande sforzo, tra noi, e ogni volta che uscivamo dal suo studio trasformato in santuario. Ho visto tante lacrime…
Poiché ora sarete desiderose di conoscere in particolare gli ultimi momenti, ve li narro servendomi degli appunti scritti da D. Perino, nostro Vicario Generale.

Gli ultimi momenti
Le giornate che precedettero la fine, furono trascorse dal Primo Maestro serenamente, sul ritmo ormai consueto di preghiera, brevi pause di riposo, rapidi incontri con quanti lo andavano a visitare. Ap­pariva quanto mai Padre buono, a tratti molto tenero, in buona forma tenendo conto dell’età e della difficoltà ad esprimersi.
I primi accenni della crisi si presentarono lunedì 22 novembre, con, la comparsa di un lieve catarro bronchiale, che parve facilmeme superabile, come altre volte. Verso le 11 di martedì 23 novembre, l’ottimo medico curante ( l’infaticabile Dott. Bussetti, un vero grande amico), costatato il rapido diffondersi del catarro e la difficoltà della respirazione, iniziò la somministrazione dell’ossigeno. A mezzanotte di mercoledì 24 l’affezione catarrale si aggravò, rendendogli molto faticosa la respirazione, con lievi collassi, sempre più frequenti e .preoccupanti.
Giovedì 25 novembre – Verso l’una di notte sopraggiunse la prima grave crisi: si trattava chiaramente di broncopolmonite. Parve imminente la fine, tanto che per la prima volta Fratel De Blasio e Madre Giuditta (li ricordate tutti, dato che in questi anni sono stati i preziosissimi e fedelissimi assistenti del Primo Maestro) si credettero in dovere di convocare al suo capezzale i Superiori e quanti gli erano più vicini. D. Zanoni impartì l’assoluzione e amministrò l’Olio degli Infermi. Subito dopo iniziò la S. Messa nell’altarino dello studio attiguo, dove il Primo Maestro celebrava quotidianamente in questi ultimi anni, e dove ha celebrato fino a mercoledì mattina. Poi su  quell’altarino si susseguirono le Messe quasi ininterrottamente per quel giorno e per il giorno seguente. Gli fu amministrato anche il Viatico, che il Primo Maestro ricevette fervorosamente, anche se con fatica e in preda a crescenti difficoltà. Verso le ore sei egli sussurrò, nel linguaggio che era ormai intelleggibile solo a Fratel De Blasio e a Madre Giuditta: « Muoio! Paradiso ». E dopo circa un’ora disse:
« Prego per tutti ».
Pregava infatti, come si capiva chiaramente dal movimento delle sue labbra e dalla risposta immediata quando Madre Giuditta lo invitava a recitare l’Ave Maria e a baciare il Crocifisso, la corona, la statuetta di S. Giuseppe. Spontaneamente, per conto suo, ripeteva sempre flebilmente: « Ave Maria… Ave Maria… ». Furono le sue ultime parole chiaramente distinte.
Credo, e sono spinto a questo dal parere del Dott. Bussetti, che abbia sofferto moltissimo e quasi sempre con lucidità Certo la lucidità era a sprazzi, nelle ultime ore. Fu durante uno di questi momenti di lucidità che diede il suo ultimo addio e l’ultima benedizione ai suoi figli. Dopo l’Ave Maria coloro che lo assistevano gli chiesero la benedizione. Aiutato da Fratel De Blasio alzò la mano e benedisse; poco dopo, da solo e con grande fatica, alzò lievemente il braccio e tracciò un segno di croce, cercando affannosamente di dire qualcosa; ma nessuno ha potuto comprenderlo chiaramente.
 Durante la giornata le sue condizioni rimasero presso che stazionarie, con crescente torpore e fatica respiratoria, ma il cuore reggeva perfettamente (un cuore d’acciaio! – diceva il medico), tanto che il cardiologo gli riscontrava i valori circolatori presso che normali.
Venuto a conoscenza della gravità del male, il S. Padre ha fatto telefonare ripetutamente, e per due volte pregò che gli fosse impartita la benedizione apo­stolica.
Nel frattempo, incontenibile, raccolta e fervorosa si succedeva intorno al suo capezzale la folla dei suoi figli e delle sue figlie, da Roma e dalle case vicine: una mesta sfilata di preghiera, che giorno e notte continuò senza soste. Anche le Nunziatine di Roma hanno generosamente partecipato.

Venerdì, 26 novembre – Una seconda crisi, che parve stroncare l’incredibile resistenza di quel cuore, sopravvenne nelle prime ore della mattinata. Ma l’organismo reagì ancora positivamente alle energiche cure. Verso le ore 9 parve superata l’affezione polmonate; però il cuore era rimasto sfibrato dallo sforzo.
Intanto dal Vaticano fu annunciata la Visita del S. Padre, che giunse alle 17, raggiunse subito la camera dell’infermo, gl’impartì l’assoluzione sacramen­tale, lo benedisse, ci benedisse, poi si fermò un momento a guardare il vecchio scrittoio di D. Alberione: « Questo è il suo studio? » domandò; poi scrisse così sulla prima pagina di un registro: « In nomine Domini. Paulus PP VI. 26-XI-1971 ». Salutò i membri della Curia Generalizia, le Superiore Generali e i rappresentanti delle Istituzioni paoline, scese in cortile dove erano radunate le comunità. Benedisse tutti. Volle sostare brevemente nella Cripta e nel Santuario della Regina degli Apostoli, che ricordava ancora nei suoi dettagli decorativi, da una visita che vi fece vent’anni fa.
Il Primo Maestro continuava intanto ad aggravarsi. Pur non potendo manifestarsi con chiarezza, durante gli ultimi momenti parve partecipare intensamente alla invocazione a lui cara: «,Gesù, Giuseppe e Maria… ». La sua vita non era ormai che una debolissima fiamma. Si spense esattamente alle 18;25.
Rivestito degli abiti sacerdotali con camice e pianeta viola, il suo volto era ritornato pienamente sereno. Stringeva al petto la corona, il Vangelo, le Costituzioni. Così lo ricordiamo nell’ultimo riposo, noi che abbiamo avuto la grazia di vederlo, prima che venisse tumulato nel sottocripta, sopra la tomba del Servo di Dio, D. Timoteo Giaccardo, di fronte alla Prima Maestra Tecla Merlo, prima Superiora Generale delle Figlie di S. Paolo. Lì anche voi, quando siete di passaggio per Roma, potrete pregare accanto alle sue spoglie.

Una richiesta

Sono grato a quanti e a quante vorranno scrivermi un loro personale ricordo del Primo Maestro: forse un incontro, una predica che ha colpito di più. Qualcosa che vi ha fatto bene o che è stata per voi un indice della sua unione con Dio. Intanto, pur essendo moralmente certi che sia in Cielo a intercedere per noi, preghiamo per lui.

D. AMORTH

Il S. Padre ha subito inviato a D. Zanoni questo telegramma: « Mesto annunzio dipartita Don Giacomo Alberione appreso con cuore commosso dal Santo Padre che soffermando suo pensiero sugli edi­ficanti esempi lasciati in preziosa eredità dal defunto eleva fervide preci per invocare dal Signore meritato premio Servo buono et fedele della Chiesa et delle anime. Nel manifestare vivo cordoglio a Pia Società San Paolo Congregazioni et Istituti che costituiscono Famiglia Paolina per dolorosa perdita loro Fondatore… Sua Santità imparte singoli membri et congiunti estinto confortatrice particolare Benedizione… – Cardinale VILLOT ».